Il 25 APRILE È LA FESTA DELLA LIBERAZIONE.
Certo che chiedece de festeggià la Liberazione oggi che stamo reclusi dentro casa, è come chiede ai Testimoni de Geova de fa il festival dell’anal.
L’idea è bella, ma lo stato d’animo non è dei migliori.
Se però c’è una festa della liberazione, vuol dire che da qualcosa siamo stati liberati e che quindi dovremmo sentirci liberi.
Voi ve sentite liberi? Io no.
Certo, già il fatto che se potemo lamentà, ce dovrebbe fa capì che comunque poteva annà peggio.
Però secondo me c’è ancora da lavorà.
Ma partiamo dall’inizio.
Zio Pertini e compagni il 25 Aprile del 1945 ci hanno liberato dall’occupazione tedesca.
Voi ve sentite liberi dai tedeschi?
Io no.
A Roma è sempre stato pieno de tedeschi.
Girano in pantaloncini, sandali e calzettoni pure a Gennaio e camminano pe piazza de Spagna coi bastoni da neve.
D’estate sembrano no scalatore che ha sbagliato strada ar bivio der Tibet.
A Luglio c’hanno addosso talmente tanta crema solare che sembrano usciti da un film de Tarantino co protagonista Rocco Siffredi.
Però, pe adesso, sto problema l’avemo risolto.
Resta però il problema della Merkel e annessa questione Europea.
Ma di quella spesso neanche ce ne accorgiamo perché a noi ci fottono prima i nostri.
Quando arrivano i tedeschi, ce trovano già scopati.
Zio Pertini e compagni, il 25 Aprile del 1945 c’hanno pure liberato dal fascismo.
Voi ve sentite liberi dal fascismo?
Io no.
E non parlo dei partiti di estrema destra eh…
Secondo me quella al 50% è gente che ha perso i capelli e non sapeva come giustificà la rasatura,
il restante 49% se veste de nero perché sfina, e agli altri due tre è perché ogni tanto gli offendono il nonno.
Quelli convinti e consapevoli quindi, so proprio pochi.
Io parlo dell’altro fascismo, il nostro.
Perché alla fine il vero fascismo siamo noi.
Siamo noi che diciamo a tutti quello che devono o che non devono fare.
Prova a fatte na corsetta oggi sotto casa.
Er primo che s’affaccia te sparerebbe supposte de ‘nduja in culo col fucile a aria compressa, se non dovesse fa troppa fila pe compralle al supermercato.
E infatti questo è il mondo che ci ritroviamo, un mondo de “imperativi categorici assoluti”:
non devi fare questo, non devi vestirti così, non parlare così, i capelli in quel modo no, co quello non ce poi andà, quel buco non lo poi usà, quell’altro lo devi usà pe forza e poi devi studiare, devi lavorare, devi pagare, devi essere bella, mi devi amare, devi accettare i cookie…
E non possiamo più scegliere SI o NO.
Non c’è scelta.
Al massimo possiamo decidere SE scegliere.
O questo o niente.
O questo o sei fuori.
O questo o non esisti.
Non c’è tempo di parlare, di spiegarci, di capirci.
Questo ormai siamo noi.
Questo è il fascismo.
Questo, perché il mondo va veloce, e si sa che nella velocità, è più facile nascondere le cose.
Noi andiamo sempre di fretta, siamo nati in ritardo e il fascismo abbrevia i tempi, c’è poco da fare.
E infatti è lì che ha perso il comunismo, sulla velocità.
Non è che se po’ fa n’assemblea pe’ tutto, che cazzo!
Tempo che ognuno dice la sua so passati tre giorni.
Non è che ognuno che dice ‘na cosa se po’ stende un verbale.
Il comunismo non si è adeguato ai tempi, questa è la verità, è rimasto indietro.
Non dico che la gente non debba dire la sua, ma almeno famo ‘na scheda a crocette co le risposte multiple!
Il comunismo non è riuscito a vince manco adesso che è tornata de moda la barba, ma che cazzo volete fa?
Forse perché non bisognerebbe ascoltà tutti tutti.
Io ad esempio a quello che m’abita de sotto non lo farei parlà, per dire.
Bisognerebbe fa una selezione all’entrata del partito, come nelle discoteche.
Se fa la lista Lenin e se dice: tu si, tu no, tu si, tu no, o dentro o fuori.
Ma stai a vedé allora che la soluzione del comunismo… è proprio il fascismo?
Ma sì dai, che poi pe noi che semo pigri il fascismo è fantastico!
Non devi fa praticamente niente.
Non è che devi convince la gente de quello che pensi.
Devi solo sceglie un bullo, poi a menaglie ce pensa lui.
Tu poi tranquillamente sta a casa, manco te n’accorgi.
Zero sensi de colpa, massimo risultato.
Non devi manco pensà.
Se proprio te chiedono qualcosa te impari a memoria du frasi e ogni tanto le urli a buffo.
Facile facile.
Senza fascismo invece è na rottura de coglioni!
Vai in piazza, manifesta, spiega, parla, media, studia, ragiona, trova punti d’incontro, difendi i diritti de quelli che te stanno sul cazzo, pensa a quei rompi coglioni dei più sfortunati, vestite male, accetta la forfora, condividi le cose co altri vestiti peggio de te…
Ma che semo matti!
Certo però, nonostante tutto questo, non credo che il fascismo sia una soluzione.
Anche perché in genere si diventa fascisti perché vuoi che gli altri facciano quelli che dici tu, e poi quando il fascismo arriva ti accorgi che sei tu a dové fa quello che dicono gli altri.
Ma allora, oggi, che cazzo dobbiamo fa?
Da che cosa ci vogliamo effettivamente liberare?
All’epoca de Zio Pertini, fare il 25 Aprile non dev’essere stato così complicato!
Lì un problema c’era, lo stesso per tutti.
È stato facile scegliere da cosa liberarsi.
Ma oggi?
Se dovessimo fare il 25 Aprile oggi, da cosa vorremmo liberarci?
Oggi i problemi so tanti, ognuno c’ha i suoi, tutti diversi, mica è così facile la scelta.
Da che se volemo liberà?
Dal limite de 5000 amici su Facebook?
Dal costo de spedizione de Amazon?
Dai gruppi Whatsapp?
Dai vocali che superano il minuto?
Dai pixel sui porno cinesi?
Da che se volemo liberà?
Per che cosa la faremmo sta rivoluzione oggi?
Che poi a me già il verbo “fare” me mette ansia.
Anche perché ho il sospetto che liberarsi da qualcosa non sia un’operazione comoda.
Ha dei rischi.
Richiede uno sforzo.
Significa mettersi in gioco.
Significa correre il pericolo di sbagliare.
Significa cambiare vita.
Oh! Oh! OOOOOH!
Cambiare vita? Ma che state a scherzà?
Io sto tanto bene così!
Ho deciso quelle due tre cose 10 anni fa, e poi basta, a posto così.
Non è mo che uno po sta sveglio in continuazione!
Pure perché va bene pensare, va bene dire, va bene scrivere, va bene litigare, ma fare… FARE???
Dai ragazzi, non scherziamo.
Ma vuoi mettere lottare da qua, da casa mia, nel mio paradiso virtuale personalizzato co sto telefono da paura che me so comprato a 128 rate mentre canto Bella Ciao de La Casa di Carta dal balcone?
Io questo voglio, niente de più.
E allora questo è il nostro 25 Aprile: liberarci dall’obbligo della rivoluzione!
Voi ci avete voluto liberare Zio Pertì?
E chi ve l’ha chiesto?
Noi non volevamo, e ve lo abbiamo dimostrato.
Noi non vogliamo essere liberi, vogliamo essere comodi.
Noi non vogliamo scegliere, noi vogliamo desiderare.
Noi non vogliamo pensare, noi vogliamo tifare.
Noi non vogliamo essere, noi vogliamo avere.
Questa è la verità.
Perché noi non lo vogliamo davvero il 25 Aprile.
Noi volevamo solo un richiamino de Pasquetta.