La GIORNATA DELLA MEMORIA esiste perché noi non ci ricordiamo niente.
Ci scordiamo tutto, tutti i giorni.
Ad esempio ognuno di noi ha almeno 10 password e 5 pin di vitale importanza, di quelli che dobbiamo ricordare per forza.
E per farlo, ognuno usa delle strategie.
La più diffusa è quella di memorizzarli sul cellulare.
Il problema è che tempo che apri l’applicazione già te sei scordato il pin.
Allora posi il cellulare, te lo scrivi su un foglietto, te lo metti vicino, ma te scordi dove hai poggiato il cellulare.
Allora prendi il foglietto in mano, cerchi il cellulare, lo trovi poggiato nella cuccia del cane, e a quel punto te chiedi dove cazzo hai messo il cane, che nel frattempo piange sulla scrivania co un caricatore infilato nel culo.
Rimetti tutto al posto suo: il cane nella cuccia, il telefono in una mano e il foglietto col pin nell’altra.
In quel momento però su di te cala una nuvola di Alzheimer e non te ricordi più quello che dovevi fa e cominci a cazzeggià su Instagram.
Te fai una foto, la pubblichi, e nella foto se vede chiaramente il pin della carta de credito sul foglietto che tieni in mano.
Fine del segreto. Devi cambià pin e ricomincià tutto da capo.
Solo che poi oltre al pin devi pure ricordarti come l’hai memorizzato e lo sforzo è tale che alla fine fai prima a ricordatte il pin.
Molti, per ovviare a questo problema, usano dei sofisticati codici di crittografia, salvando i pin sulla rubrica telefonica sotto nomi di fantasia tipo:
– Zio Unicredit
– Carla di Credito
– Pino del Bancomat
Al condominio mio tre giorni fa, hanno messo i citofoni co le pulsantiere.
C’è un codice pe aprì il cancello e un codice pe’ aprì il portone.
E io so tre giorni che provo a aprì col Pin del telefono, co la password de Tinder e co un codice sconto de Amazon.
Alla fine pe’ rientrà a casa mia me so dovuto fa aiutà da no zingaro.
Non abbiamo più spazio per ricordare nulla.
Se te sforzi pe’ ricordatte il codice fiscale poi te dimentichi tu figlio in macchina.
È matematica.
Questo perché abbiamo la memoria intasata di informazioni inutili, tipo:
– Dora Riparia e Dora Baltea
– Vassalli, Valvassori e Valvassini
– La barbabietola da zucchero
– 6 dei 7 Re di Roma
– 6 dei 7 nani
I Beatles invece in genere ce li ricordiamo tutti e 4: John Lennon, Paul McCartney, Ringo Star e Tarquinio Prisco.
Ci sono però anche tante cose importanti che ci ricordiamo.
Ci ricordiamo il primo bacio, la prima volta che abbiamo fatto l’amore, in alcuni casi in due in altri da soli, tutte le volte che abbiamo sofferto per amore, tutte le volte che siamo stati umiliati, le poche volte che siamo stati davvero felici…
Ci ricordiamo tante cose, ma non tutte.
Le cose che ci ricordiamo sono tutte cose che riguardano noi, cose in cui non solo eravamo presenti, ma eravamo proprio i protagonisti.
‘Na sorta de Red Carpet del cervello dove tutti fanno le foto solo a noi.
Anche perché con tutte le cose che ci dobbiamo ricordare, figurati se abbiamo spazio per ricordarci le cose degli altri.
È come se qualcuno te chiedesse de ricordatte quando scade il Bollo Auto de tu sorella.
IMPOSSIBILE!
Ognuno se ricorda le cose sue, punto.
E quelle, man mano che le accumuliamo, modificano il nostro modo di stare al mondo.
Abbiamo una MEMORIA DELL’AMORE e abbiamo una MEMORIA DEL DOLORE.
Quello che non abbiamo mai avuto, è LA MEMORIA DELLA COSCIENZA.
In parole povere, ricordiamo chi ha fatto felici noi, non chi ha reso possibile che un giorno noi saremmo potuti essere felici.
Ricordiamo chi ha fatto soffrire noi, non chi ha fatto soffrire gli altri.
Per quella roba lì ci vuole uno sforzo enorme, perché ne possiamo solo parlare, ma non abbiamo una sensazione addosso a cui aggrapparci, uno stimolo nella pancia che ci fa reagire.
Per questo il mondo ricomincia sempre da capo.
Perché lo dividiamo in buoni e cattivi secondo la nostra memoria personale.
Così, d’istinto, senza pensarci troppo su.
D’altronde se non è successo direttamente a noi, non ci riguarda.
Non è che se uno te taglia la strada a te, je suono il clacson io.
Non è che posso litigà io co tutti.
So affari vostri, basta che ve levate che sto in ritardo, pure se non me ricordo che devo fa.
La memoria della coscienza però è indispensabile, più del codice del portone de casa mia.
Perché è vero che non è una cosa che riguarda noi, però allo stesso tempo è una cosa che riguarda tutti.
Per questo esiste LA GIORNATA DELLA MEMORIA.
Perché se facciamo nostra la memoria di tutti, allora riusciremo a cambiare le azioni di quelli che verranno.
Perché se noi “ricordiamo” quello che è successo come se fosse successo a noi, allora reagiremo diversamente al mondo che ci circonda.
Allora se qualcuno offende due omosessuali è come se quella persona calpestasse anche la nostra libertà.
Se qualcuno ci spinge ad odiare un’altra razza, un altro sesso, altre classi sociali, altre religioni, altre abitudini e altri esseri umani, anche se nella nostra “memoria personale” avremmo dei motivi per odiarli, la “memoria della coscienza” ci aiuterà a RICORDARE che ogni volta che vengono minacciati i diritti di qualcuno, vengono minacciati i diritti di tutti.
E non è un messaggio d’amore, è un messaggio di civiltà.
Non vuol dire porgi l’altra guancia, vuol dire lotta affinché nessuno abbia il diritto di schiaffeggiare te e gli altri.
La GIORNATA DELLA MEMORIA quindi, non serve solo a ricordare uno dei tanti olocausti della storia.
Serve a ricordarci che è un dovere e un diritto di tutti ribellarsi e impedire che ciò esista, anche nei più piccoli ed innocui accadimenti che stiamo vivendo ogni giorno.
Serve a ricordarci che stare da una parte o dall’altra di un filo spinato, è solo una questione di fortuna.
E che se un filo spinato esiste, prima o poi tocca a tutti.
Magari stavolta, per non dimenticarcelo, possiamo memorizzarlo sulla rubrica del cellulare:
27 01 1945 , Pin della Memoria.