Il SESSO NEI SOCIAL ha alterato molto la nostra percezione della realtà.
Intanto perché il Sesso e i Social sono due cose in cui il tempo funziona esattamente al contrario.
Quando stai su Facebook te sembra sempre che so passati 5 minuti, invece poi alzi l’occhi e so passate du ore e quaranta.
Quando fai sesso te sembra che stai lì da du ore e quaranta e invece so passati 5 minuti.
Su Facebook sei convinto di passare piccoli momenti di svago e relax e invece stai a buttà tre quarti d’a vita tua a fatte l’affari dell’altri.
A letto sei convinto d’esse stato un Marine abbandonato nel Vietnam che da solo ha conquistato la Cambogia pelosa, e invece sei stato er soldato che è morto al primo colpo de mitra: TATATAM! AHHHHH… finito.
Questo perché nei social il sesso ci ha un po’ confuso.
Noi siamo stati così ingenui da credere che quando una donna ce faceva vedé le tonsille co na foto de spalle, fosse un chiaro segno di disponibilità sessuale.
Invece non è così.
E piano piano lo stiamo capendo.
Quelle non sono altro che delle foto ARTISTICHE.
Purtroppo qualcuno ha capito male e s’è iniziato a fa le pippe Rococò.
Non so come mai siamo caduti in questo tranello. Questo mondo di capezzoli pixellati (i famosi capexoli) e di scollature dove l’unica cosa che non se vede è er vestito, per un attimo ci ha fatto pensare che improvvisamente tutti avessero voglia di fare sesso e che quello fosse il loro modo di comunicarlo.
E invece no! Non è assolutamente questa la situazione.
Quella è solo libertà, voglia di farsi desiderare, diritto di mettersi in competizione con gli altri mammiferi della specie.
Eppure i segnali per capirlo c’erano tutti.
Se fosse stato un segno di disponibilità sessuale, nel post sulla foto ci avrebbero scritto il numero di telefono o l’indirizzo.
E invece non vedete che nel post ci sono gli aforismi di Kant?
Quando vedete un primo piano de du chiappe ripiene de squat, non ve deve venì in mente il sesso, ma la “Critica della ragion pura”!
Non ce vole na laurea!
Pe capisse:
quando vedi ‘na foto de una nuda, sdraiata su un lenzuolo de Ikea, mentre se lecca na banana dell’EuroSpin, non te devi eccità, te devi annà a sottolineà du paragrafi de Schopenhauer.
Io comunque vi chiedo scusa a nome di tutta la categoria maschile, sia dei fraintendimenti che, soprattutto, della maleducazione.
Ma sono sicuro che stiamo capendo il grande malinteso.
Con fatica ma ci stiamo arrivando.
Purtroppo siamo stati presi alla sprovvista dal cambiamento.
Prima dei social non ci era mai capitato de conosce più il culo che il nome de na persona, e di fronte a sto catalogo abbiamo reagito da uomini delle caverne:
– Ciao (invia a tutti)
– Come stai? (invia a tutti)
– Primo piano de D’Annunzio senza baffi (invia a tutti)
– Perké nn risp? Vaffanculo (invia a tutti)
È come se nella nostra testa, i social ci avessero autorizzato a saltare tutta quella parte che nella realtà è INDISPENSABILE E OBBLIGATORIA per arrivare al sesso: l’autorizzazione dell’altro.
È come se aprendo l’app chiudessimo la vita reale.
Ma se voi vedete una bella donna in un locale, vi avvicinate, la salutate e quella non ve risponde, ma che ve mettete lì dietro ogni 5 minuti a dije:
“Ciao, ciao, eyh, ciao, perché non mi rispondi?, ciao, ciao, ehiy, ciao, se non vuoi parlare basta dirlo, ciao, ciao, hei, ciao, voi vedé il pisello?, ciao, ey, ciao, vabbè te blocco, ciao, eih, ciao…”
NO! NON LO FARESTE!
Pure perché dopo du minuti ve stareste a piegà er pigiama a righe dentro ‘na stanza piena de coinquilini tatuati.
Sui social c’avemo er coraggio de di cose a persone mai viste e conosciute che in confronto 50 Sfumature de Grigio sembra ‘na puntata de Pingu.
Poi invece al bar ce passano avanti tutti perché se vergognamo pure a chiede er caffé a voce alta.
Non ha molto senso, non c’è tutta questa differenza, sempre di persone si tratta.
Su sti messaggi ormai se dimo e se famo de tutto.
Semo arrivati a un punto che al primo appuntamento c’arrivamo già scopati.
Sta vita cyber-sessuale ci sta facendo brutti scherzi.
Io capisco che da quando esistono gli smartphone, ogni volta che controllate l’ora v’appare ‘na zinna sul Lido de Ostia, però non è che se po’ vive sempre sul chi va là del pisello.
Pure perché ogni like che mettemo so du milligrammi de spermatozoi che pijano ‘a rincorsa.
Dopo mezz’ora de Instagram sembramo Apelle figlio d’Apollo che che vola su du palle de pelle de pollo co sopra er pesce che viene a galla e dice: da ndo cazzo so uscite ste palle de pelle de pollo pe un like de Apelle figlio d’Apollo?
Ma è così! Dopo du ore de cuori su Facebook semo talmente gonfi che se dovessimo partì co RyanAir le mutande sarebbero bagaglio a mano.
Basta, stamo a esagerà. Tutti.
‘Na volta pe vedette un’ immagine o un video eccitante lo dovevi sceglie, te dovevi organizzà.
Lo dovevi decide perché quantomeno te dovevi chiude al bagno o sedette davanti a un computer mentre l’altri dormivano.
Oggi col fatto che ce l’abbiamo in tasca è un continuo:
ogni fila alla posta so 15 chiappe, du piani in ascensore so 3 mammelle, un semaforo rosso so 4 addominali normali o 1 de Jason Momoa, ogni sala d’attesa so almeno 3 post che dichiarano sta nuova e inarrestabile passione pe i pompini, fai n’aperitivo e nell’ordine scorri 9 labbra a forma de culo, 5 culi a forma de labbra, 6 pettorali depilati, 8 peli pettinati e 25 foto de persone nude in pose scomposte che pe capì quale parte del corpo stai a guardà ce devi studià sopra venti minuti.
Arrivi a casa così carico che appena chiudi la porta mitragli er muro der cesso tipo finale de Rambo II: AHHHHHHHHHHHHHHHHHHH…ah.
E poi, rilassato, ricominci:
cuore, cuore, cuore, cuore, cuore, cuore, cuore, cuore, like, cuore, cuore, cuore.
Il like è un cuore che non ce l’ha fatta.
Ormai è come se i cuori e i like se fossero sostituiti all’approccio.
Siamo convinti che co un like sia tutto sottinteso, e de conseguenza il corpo se prepara, col testosterone che fa lo sbarco in Normandia nel cervello, senza trovà il cervello.
Te metto un like e t’ho detto tutto, lo sai dove voglio arrivà, semo già pronti, senza che stamo a perde tempo.
Perché è questo che fanno i social: accelerano le cose.
Accelerano il tempo, accelerano l’informazione, accelerano il sesso, accelerano i convenevoli, accelerano lo spazio, accelerano le pretese, accelerano la confidenza, accelerano l’impazienza, accelerano le voglie, accelerano la rabbia, accelerano l’ego, accelerano l’invidia e accelerano la frustrazione.
Accelerano tutto.
Solo una cosa rallentano: il pensiero.